Santa Sofia di Trabzon






Santa Sofia
Santa Sofıa

La nostra prima e più importante tappa a Trabzon sarà Hagia Sophia, nota anche come Santa Sofia, che significa “saggezza sacra”, uno degli attributi di Gesù secondo la tradizione cristiana.


In Anatolia esistono tre chiese dedicate a Santa Sofia, tutte di grande importanza per la storia del cristianesimo. La prima è Santa Sofia di Istanbul, iniziata dall’imperatore Costantino tra il 325 e il 360 d.C. e completata dal figlio Costantino II. Al suo posto oggi sorge la terza Santa Sofia costruita da Giustiniano.


Anche la chiesa di İznik (Nicea), costruita da Giustiniano, sebbene più piccola rispetto a quella di Istanbul, ha un ruolo fondamentale nella storia cristiana: fu sede del Secondo Concilio di Nicea nel 787 d.C., alla fine del periodo iconoclasta.

 
  Lasciamo le chiese di Istanbul e Nicea per un altro articolo e torniamo alla chiesa di Trabzon.




                          Campanile di Santa Sofia

Con l’aiuto della regina georgiana Tamara nel 1204, fu fondato lo Stato di Trabzon. Durante la sua breve storia, la dinastia Komneno cercò di sopravvivere stringendo alleanze politiche e matrimoni strategici, combattendo occasionalmente contro Bisanzio a Nicea e pagando tributi ai Selgiuchidi e ai Mongoli.

La chiesa di Santa Sofia si trova circa 4 km a ovest del centro su un terrazzo dove un tempo sorgeva un tempio pagano. Non rimangono tracce di questa struttura antica.

Costruita tra il 1238 e il 1263, Santa Sofia mostra tratti tipici dell’architettura dell’Anatolia orientale e selgiuchide, mentre pitture murali e pavimenti a mosaico seguono lo stile di Costantinopoli. Le pareti nord e sud ospitano tombe, e accanto alla chiesa si erge un cupo campanile, completato solo nel 1427.

La chiesa ha tre navate, con quelle laterali che terminano in absidi rotonde. Tre ingressi ad arco in tre direzioni la distinguono dall’architettura bizantina tradizionale. La cupola centrale alta è un esempio di arte tardo-bizantina.

Secondo John Freely, l’abside a sud era il diaconicon, dove si conservavano gli oggetti sacri, mentre quella a nord era la stanza per preparare il rituale della comunione. Vicino al diaconicon si trova la tomba di Manuel Komneno I, morto nel 1263. A ovest si trovano un nartece con cappella sovrastante e un nartece esterno, coperti da volte a botte. Le colonne e i capitelli, provenienti da antichi palazzi, mostrano eleganza e raffinatezza; esempi simili si trovano al Palazzo di Topkapi a Istanbul.

  


Il fregio di Santa Sofia

Sebbene l’influenza georgiana sia evidente, alcune pietre mostrano carattere selgiuchide. Nove ornamenti in stile selgiuchide decorano l’ingresso del nartece esterno sulla facciata occidentale.

La facciata meridionale, la più magnifica, rappresenta la Creazione di Adamo ed Eva. Le figure del fregio sono scolpite su pietre separate e narrano la Genesi. Sulla chiave di volta è raffigurata l’aquila monocroma della dinastia Komneno, che regnò per 257 anni, rivolta verso est. Simili aquile si trovano sul lato orientale dell’abside principale. Sotto la chiave di volta, due piccioni intrecciati sono affiancati da pannelli con stelle e mezzaluna, simboli religiosi legati al culto di Mitra e presenti nella regione del Mar Nero da millenni.
Animali apocalittici come centauri e grifoni, figure bibliche, arabeschi, medaglioni floreali, foglie e grappoli d’uva completano il fregio, tutti disposti simmetricamente.

   La luna a forma di mezzaluna e il rilievo di stella a forma di sole, che è simile alla bandiera turca, non è  un simbolo ellenistco, romano, selgiuchido o georgiano, ed è un motivo religioso ereditato dal culto di Mitra che si nota nella regione del Mar Nero da migliaia di anni. Secoli prima della costruzione di Santa Sofia, è possibile vedere lo stesso simbolo sulle monete dell'imperatore Pontus Mithridates. 



La cupola della Santa Sofia

L’area sotto la cupola centrale è pavimentata in stile opus sectile con nove tipi di marmo. Le finestre ospitano raffigurazioni dei dodici apostoli. Gli affreschi narrano scene bibliche, tra cui la nascita di Gesù, il battesimo, la crocifissione e il Giorno della Resurrezione.

Dopo la conquista di Trabzon da parte di Fatih Sultan Mehmet, l’edificio rimase chiesa fino al 1584, quando fu convertito in moschea. Dopo danni dovuti all’incuria, fu restaurata nel 1864 con l’aiuto di Ríza di Bursa. Durante l’occupazione russa fu utilizzata come magazzino e ospedale, e successivamente riaperta al culto. Restaurata tra il 1958 e il 1962, divenne museo nel 1964.

Sfortunatamente, gli affreschi furono coperti e l’edificio riconvertito in moschea il 28 giugno 2013.






         Da qui partiamo per visitare il Monastero di Sumela.... 

                                                                    




 


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