Bodrum...Mausoleo di Alicarnasso...

 


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A volte un luogo non è solo un luogo. A volte è il destino stesso... Per me, quel luogo era Bodrum. Sono andato per la prima volta quando ero ancora al liceo.

Quel piccolo villaggio di pescatori, silenzioso e quasi dimenticato, sarebbe poi diventato la mia bussola nella vita.

Oggi, dopo tanti anni, capisco che Bodrum non è solo mare... è una porta che si apre sull’eternità del passato."

All’epoca Bodrum era lontanissima dalla confusione di oggi, dalle barche lussuose e dal turismo sfrenato.

C’erano poche case bianche, il profumo del mare e le voci dei pescatori che rompevano il silenzio dell’alba.

Non c’era molta elettricità, né lampioni... ma c’erano le stelle, tante.

Qui, in quel paesaggio sospeso nel tempo, ho incontrato il 'Pescatore di Alicarnasso' Cevat Şakir Kabaağaçlı.


Era stato mandato in esilio a Bodrum come detenuto ai lavori forzati. Ma per me, le sue parole erano una rivelazione. Le sue storie trasformarono il mio sguardo sul mondo e, in fondo, mi spinsero a diventare guida turistica."

"Nel 1925, a causa di un articolo, venne condannato al confino. Ma una volta scontata la pena, non volle più lasciare Bodrum.

Aveva trovato lì qualcosa di raro: la libertà dell’anima.

Nelle sue righe, si sente il respiro dell’Egeo, l’eco dell’antichità e un profondo legame tra l’uomo e la natura.

Per noi guide turistiche, lui è un maestro.

Perché ci ha insegnato che non basta raccontare i luoghi... bisogna raccontare anche i tempi.



 Sulle rive di Bodrum sorge un altro custode del tempo: il Castello di San Pietro.

Costruito nel XV secolo dai Cavalieri di San Giovanni, domina ancora oggi il porto con la sua maestosa presenza.

Ma ciò che lo rende davvero unico è il Museo di Archeologia Subacquea che ospita al suo interno.

È uno dei rari musei al mondo dedicati interamente alla storia sommersa: anfore, relitti, vetri antichi e soprattutto il relitto di Uluburun, ci raccontano le rotte commerciali e culturali del Mediterraneo antico.

Ciò che un tempo era sommerso, oggi rivive tra le mura di pietra del castello.


 Oggi Bodrum è una località cosmopolita, vivace e affollata. Boutique, yacht, concerti, ristoranti.

Ma sotto quella superficie moderna, batte ancora il cuore silenzioso del vecchio villaggio di pescatori.

Per me, Bodrum non è solo un luogo. È un maestro, un compagno di viaggio, un rifugio.

Nel cuore dell'antica Caria, lungo le coste dell'Asia Minore, si ergeva una tomba così grandiosa da diventare leggenda.

Era il Mausoleo di Alicarnasso, un monumento che sfidava il tempo e la memoria, costruito per celebrare la vita e il potere di un uomo: Mausolo, il satrapo che governò con ambizione e visione.

Mausolo non era un semplice governatore. Sotto il suo regno, la Caria divenne un crocevia di culture, dove l'Oriente persiano incontrava l'Occidente greco.


La sua capitale, Alicarnasso, fu trasformata in una città splendente, simbolo di un'epoca di prosperità e innovazione."

"Ma fu dopo la sua morte, nel 353 a.C., che la sua eredità raggiunse l'apice della grandezza.

Artemisia II, sua moglie e sorella, ordinò la costruzione di una tomba senza precedenti.

Un monumento così imponente e riccamente decorato da essere annoverato tra le Sette Meraviglie del Mondo Antico.



Il Mausoleo non era solo una tomba; era un capolavoro architettonico, un inno all'arte e alla potenza.

Colonne ioniche si innalzavano verso il cielo, mentre sculture di dei ed eroi raccontavano storie di gloria e immortalità.

In cima, una quadriga trionfale portava le effigi di Mausolo e Artemisia, eternamente uniti nel ricordo."

"Oggi, di quel maestoso monumento restano solo frammenti e racconti.

Ma la sua eredità vive, non solo nelle pietre disperse, ma nel nome stesso che ha lasciato al mondo: ‘mausoleo’, sinonimo di eternità e grandezza.

Questa è la storia di un uomo che volle essere ricordato, e di una tomba che divenne leggenda.



"Come diceva Cevat Şakir grande Pescatore di Alicarnasso...

‘Il mare ti chiama... guardi il blu e ci trovi la tua anima.’

Ed è proprio allora che capisci:

Bodrum non è solo un luogo.

È una vita."


ALABANDA

 Terra di cavalli liberi...




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Stiamo aprendo le porte ad un passato misterioso. Un'antica città che porta le tracce del tempo nel distretto Çine di Aydın: Alabanda.

Resti di una civiltà dimenticata... Alabanda, una delle città più importanti della regione della Caria, porta i suoi segreti fino ai giorni nostri... La terra dove si raccontano storie di migliaia di anni... L'antica città di Alabanda vi porterà in un viaggio indimenticabile nel passato...

Partiamo dal distretto Çine di Aydın fino al villaggio di Doğanyurt, a 4 km dal torrente Çine, cioè il fiume Marsias. Raggiungiamo l'antica città di Alabanda, situata sulle pendici di due colline vicino a Karadağ a ovest.



    Erodoto dichiarò la città di Alabanda una volta come città della Caria e una volta come città della Frigia. Parlando della regione della Caria, Strabone menziona anche Alabanda insieme a Mylasa e Stratonikeia.

Il nome Alabanda deriva dalle parole della lingua cariana che significano Ala (cavallo) e banda (vittoria). Lo storico romano orientale Stephanos menziona che la città fu chiamata Alabanda perché il figlio del re Kar, Alabandos, vinse una corsa di cavalli. Secondo un altro punto di vista, la città fu fondata da Alabandos, figlio di Euippo, un eroe della Caria.

Anche se non conosciamo l'esatta fonte del suo nome, apprendiamo le prime notizie su Alabanda da fonti ittite. Negli studi volti a determinare i confini occidentali dell'impero ittita e la situazione geografica dell'epoca nelle fonti scritte di Garstang e Gurney; Indica il percorso seguito da Mushili II durante le sue campagne su Ahiyawa e le città da lui attraversate. Mursili arrivava da Alabanda, cioè Waliwanda, ad Alinda, e di lì a Mileto, cioè Millawanda. Se questa situazione viene accettata come corretta, risulta che Alabanda fu colonizzata nel 2000 a.C. 



Fornendo informazioni sulla battaglia navale di Artemision durante la campagna greca del re persiano Serse nel 480 a.C., Erodoto menziona Aridolis, il tiranno di Alabanda in Caria. All'inizio del quinto secolo a.C. di Alabanda resta inteso che aveva uno stretto rapporto con i persiani.

Una città che fu colonizzata dal re seleucide Antioco terzo con l'insediamento di immigrati macedoni alla fine del terzo secolo a.C., fu chiamata per un po' Antiokheia Kihrüsaos e le sue prime monete furono coniate con questo nome. Questa situazione è menzionata tra gli alleati romani nella seconda guerra macedone contro Filippo V nel 197 a.C. Nel 167 a.C. Alabanda e Mylasa attaccarono Rodi e, dopo la vittoria, le terre della Caria e della Licia furono liberate con l'approvazione del Senato romano. Si afferma che grazie all'immunità ottenuta da Alabanda, la città fu dedicata a Zeus Kihrüsaos e Apollon Isotimos.



Alabanda ha sempre instaurato buoni rapporti con l'Impero Romano. Durante questo periodo furono istituiti 4 templi nella città. Dopo che Roma dominò completamente l'Anatolia nel 70 a.C., Alabanda si unì alla provincia asiatica come 21a città. Quando Marco Antonio dichiarò Efeso capoluogo di provincia nel 48 a.C., essa divenne la capitale della regione e qui furono collegate Mileto, Piriene, Tralleis e Nisa. Si narra che Alabanda, ricca e amante dei piaceri e dei divertimenti durante il periodo romano, fosse un luogo pieno di ragazze che suonavano l'arpa e la cui gente viveva nel lusso e nell'abbondanza.

Durante il periodo della Pax Romana, iniziato con l'Impero di Augusto, Alabanda, come tutta l'Anatolia, trovò la pace e nella città furono istituiti i culti di Sebasteo e di quelli romani per la salute e la sicurezza dell'Impero. Sebbene abbia più di un tempio appartenente al culto imperiale, non può ricevere l'immunità e il titolo Neokoros, che significa guardia del tempio, non è presente sulle monete.


 İnvece durante il periodo cristiano, Alabanda visse come centro vescovile affiliato al Metropolitanato di Afrodisia.

 La città, che nel XI secolo era sotto il dominio turco, passò nuovamente di mano con le Crociate. Tuttavia appartiene ai Turchi dal 1280. Gli scavi furono effettuati per la prima volta ad Alabanda da Ethem Hamdi Bey nel 1905-1906.



Alabanda, che aveva un'importanza strategica come molte altre città antiche, era situata sulla via doganale dalla Licia alla Ionia. 

All'ingresso della città vi accolgono le mura cittadine e una porta di epoca romana d'Oriente. Le mura di epoca romana d'Oriente, rinvenute durante le ricerche condotte nel 2012, sono state realizzate utilizzando pezzi architettonici di marmo e blocchi di gneiss.

Le mura, che comprendono l'area temenos del Tempio di Apollo Isotimos in prossimità delle mura, furono poggiate su un terreno solido appoggiandosi al muro temenos. Durante gli scavi effettuati all'interno e attorno alle mura, è stata scavata la terrazza del Tempio di Apollo Isotimos e una parte del muro di temenos e sono state comprese le dimensioni dell'area del temenos a pianta rettangolare.

Le mura della città del periodo romano d'Oriente mostrano che Alabanda si ritirò in una piccola area della città durante questo periodo e i confini della città si rimpicciolirono. Le incursioni dei Goti che colpirono molte città dell'Anatolia occidentale, resero necessaria la costruzione di una cinta muraria e di torri ad Alabanda. Resta inteso che in periodo successivo i confini della città furono ridotti e le difese furono rafforzate durante il periodo romano d'Oriente per proteggersi dalle incursioni arabe nella regione.



Alabanda mantiene la sua importanza durante il periodo romano d'Oriente.  Costantino Porfirogenito settimo scrisse nel suo libro De Thematibus che Alabanda era una delle 20 città più grandi dell'Anatolia occidentale.

 Nel Tempio di Apollo ad Alabanda venne utlizzata una file di colonne 8x3 ,e queste colonne sono compatibile con le informazioni fornite da Vitruvio sui templi pseudodipteros e non vi e' alcun esempio a Roma. Le pareti anteriore e posteriore della sella sono direttamente opposte alle quattro colonne centrali. Tempio è stato costruito in ordine ionico. In termini di pianta, ricorda il Tempio di Ecate a Lagina, di cui vi parlerò più avanti. Secondo i racconti di Vitruvio, il famoso architetto Ermogene doveva essere originario di Alabanda.

Camminiamo verso all'agora della citta'...

Non è facile immaginare quanto fosse grande l'Agorà in quei giorni gloriosi. Le ricerche condotte nell'area mostrano che l'Agorà aveva una Stoa ionica che misurava 110 x 73 metri, circondava l'ingresso sud-ovest.




Sebbene l'Agorà oggi assomiglia ad un'area composta da pietre, macerie, colonne e occasionali ulivi, è impossibile non rimanere impressionati quando si esamina il sistema di condutture dell'acqua abilmente costruito sotto terra e la sezione in cui le antiche tegole vengono rimontate.

Passiamo dall'agorà al Bouleuterion, ascoltiamo di cosa si parla oggi in consiglio comunale.

Bouleuterion si trova vicino all'Agorà. Questo edificio di epoca ellenistica misura 36 mx 26 m. Sebbene alcune pareti siano ben conservate, l'interno è completamente crollato.

Ci sono abbastanza rovine per immaginare come doveva essere il Bouleuterion nei suoi giorni di gloria, con alcune file di sedili sopravvissute.

Anche se gran parte dell'edificio del Parlamento è stato distrutto, possiamo dire che si tratta di una struttura imponente. Le aree salotto sembrano essere in ottime condizioni dopo gli scavi. Il muro meridionale continua a resistere forte oggi.

Abbiamo lavorato tanto in parlamento e siamo stanchi, ora è il momento di divertirsi... non facciamo aspettare le musiciste che suonano l'arpa.

Il teatro Alabanda, costruito su un pendio naturale nella zona nord della città, è la più grande struttura superstite della città antica. Risale al periodo ellenistico, furono apportate alcune modifiche al teatro in epoca romana e il palcoscenico cadde rovina durante il periodo romano d'Oriente.

      I lavori di scavo e sistemazione sono stati eseguiti dal Museo Aydin dal 1999. Le restanti parti del teatro, i cui sedili sono in marmo, sono costituite da granito locale e roccia gneiss. Nel corso dei suoi 600 anni di esistenza il teatro venne ristrutturato due volte, in epoca romana e tardoantica. Una nuova area per spettacoli è stata creata nella zona dell'orchestra del teatro apportando modifiche per ospitare combattimenti di gladiatori e spettacoli speciali.




 Tempio di Zeus Crisaoreo

Non facciamo arrabbiare il grande Zeus, il dio degli dei. Non possiamo tornare a casa senza visitare il suo tempio e fare le nostre offerte...

Le rovine del tempio di Zeus si trovano a nord-ovest dell'antico teatro. Il tempio, costruito in architettura dorica, era dedicato a Zeus, un dio venerato ad Alabanda. Alcune colonne del tempio furono utilizzate per ricostruire l'edificio scenico del teatro nel IV secolo d.C.

Durante i suoi scavi nel 1904, Halil Ethem Bey classificò l'edificio come tempio dorico.

Il Tempio di Zeus si trova su una collina che domina il villaggio di Doğanyurt e l'antica città, in una posizione meravigliosa dove si può meditare su come appariva ai vecchi tempi.

Durante gli scavi, nell'area temenos del Tempio, venne rinvenuto un altare con una labrys (ascia bifronte), e si pensò che tale struttura potesse essere un altare dedicato al Dio di Zeus. Su un lato dell'altare è presente un labrys e sull'altro una decorazione a forma di ghirlanda.

Adesso è necessario andare al bagno per alleviare tutta la stanchezza della giornata. Gli ospiti arriveranno la sera e non dovremmo puzzare.

Uno degli edifici più importanti costruiti nelle città durante il periodo dell'Impero Romano furono le terme, edifici pubblici indispensabili per la bellezza ideale che deriva dall'acqua, una vita sana e in forma. Il bagno Alabanda fu costruito vicino a edifici pubblici come il Tempio di Apollo, il Ginnasio e il Bouleuterion. La ragione di ciò è la necessità di bagni da parte di giovani, atleti e persone che utilizzano edifici pubblici.




Ciò che resta del bagno è ancora sottoterra. Il complesso termale, risalente al periodo romano imperiale, è composto da 3 parti; Frigidarium o bagni freddi, Tepidarium o bagni caldi e Caldarium o bagni caldi. Si sa che il lato più lungo dell'edificio è di 65 metri.

 Lasciamo alle spalle la città di Alabanda, che cerca di sopravvivere nell'attuale villaggio di Doğanyurt, nella regione di Caria, e continuiamo il nostro cammino verso Labranda, che gli abitanti di questa regione descrivono come la terza sorella dopo la città di Alinda e Alabanda...Ci vediamo nell'antica città di Labranda... Se mi seguite e scrivete i vostri commenti sotto i miei video, mi farà molto piacere...



La città antica di Nysa


 La città antica di Nysa – Capitale culturale e educativa della Caria...





Nysa, una delle gemme dimenticate dell’Anatolia. Fondata tra le colline della Caria, lungo le rive del fiume Meandro, Nysa fu un importante centro culturale, amministrativo e teatrale nel mondo greco-romano.

"Lasciamo la strada che collega Denizli ad Aydın e ci inoltriamo tra uliveti silenziosi, alla ricerca di una città antica dimenticata dal tempo: Nysa. Immersa tra le dolci colline dell’Anatolia occidentale, Nysa non è solo un sito archeologico, ma una finestra sul mondo ellenistico-romano dell’Asia Minore. Qui, tra teatri, stoa e biblioteche in rovina, la storia sussurra ancora tra le pietre."

Nel cuore della Caria, là dove il fiume Meandro disegna la vita con le sue acque sinuose, sorgeva un tempo una città distinta, nobile, colta: Nysa.

Oggi situata entro i confini del distretto di Sultanhisar, nella provincia di Aydın, l’antica città conosciuta anche come “Nysa del Meandro” fu uno dei centri più importanti della regione storica della Caria. Le prime ricerche e scavi archeologici a Nysa furono condotti tra il 1907 e il 1921 da W. von Diest.



Fondata sul versante meridionale delle montagne Cevizli-Messogis, in una posizione protetta e fertile nella valle creata dal fiume Meandro, la città raggiunse grande importanza durante l’epoca dell’Impero Romano come uno dei principali centri della provincia asiatica.

Durante l’antichità, una delle più importanti rotte commerciali e di comunicazione, che collegava le regioni interne dell’Anatolia alle città della Caria e della Ionia, passava attraverso Nysa. Le fonti antiche indicano che la città fu fondata nel III secolo a.C., durante il periodo ellenistico. Secondo quanto riportato da Strabone e dallo storico roma di oriente Stefano, Nysa fu inizialmente fondata con il nome di “Athymbra”. Nysa divenne presto un centro di istruzione e cultura di primo piano, e il famoso geografo Strabone di Amasea vi proseguì i suoi studi. Nella sua opera Geographika, Strabone descrive Nysa come una “doppia città”, divisa da un torrente impetuoso che forma una gola profonda, e racconta dettagliatamente delle sue strutture monumentali.

Gli scavi hanno rivelato che la maggior parte degli edifici riportati alla luce appartiene ai periodi romano, tardo-romano . Le strutture ellenistiche della fase fondativa della città sono per lo più coperte dalle architetture successive. Tra le costruzioni menzionate da Strabone, si ritiene che il Gymnasium, il Teatro e lo Stadio sul versante occidentale, così come l’Agorà e il Gerontikon (Consiglio degli Anziani) sul versante orientale, siano di origine ellenistica tarda.




Tra gli edifici destinati all’istruzione, il Gymnasium, dove venivano formati i giovani, e la Biblioteca, una delle meglio conservate dell’Anatolia, spiccano per la loro importanza. Queste strutture riflettono il carattere intellettuale della città. Anche il Teatro e lo Stadio testimoniano la ricchezza della vita culturale di Nysa.

Informazioni sulla vita politica, sociale ed economica della città si possono ricavare da edifici come il Gerontikon, l’Agorà, la Strada Colonnata, il Foro e la Basilica del Mercato, recentemente emersi durante gli scavi. Questi monumenti riflettono in modo straordinario l’abilità architettonica e ingegneristica dell’epoca romana.

Notevole è anche l’armonia tra l’architettura e la topografia: costruita sulle due sponde di una valle, Nysa ospita strutture di grande ingegneria come lo Stadio, tre ponti in pietra e un tunnel che passa sotto il torrente che divideva la città.

La Biblioteca, costruita intorno al 130 a.C., era usata anche come sala per assemblee e tribunale. Era dotata di un corridoio che conduceva al secondo piano e di 16 scaffali di legno per i volumi. Il sarcofago del benefattore che fece costruire l’edificio è stato scoperto durante gli scavi effettuati a sud della struttura. Restaurata alla fine del IV o all’inizio del V secolo d.C., la Biblioteca cessò completamente di essere utilizzata a scopi pubblici nel corso del VI secolo.



Tra i monumenti meglio conservati di Nysa c’è il teatro, costruito nella seconda metà del I secolo a.C. e ampliato in epoca romana. Con una cavea a ferro di cavallo e dimensioni di 73 per 99 metri, il teatro fu ricostruito più volte. Dopo il terremoto del 178 d.C., la scena crollata fu ricostruita tra il 180 e il 200 d.C. in tre piani.

La scena era decorata con sculture e fregi mitologici, come il matrimonio sacro tra Plutone e Kore (la teogamia) e scene della vita del dio Dioniso. Questi rilievi non solo raffigurano miti greci, ma anche il paesaggio fisico che circonda Nysa, come il fiume Meandro e i monti Messogis.

Le statue originali della scena sono oggi custodite nel Museo Archeologico di Aydın, mentre sul sito sono visibili copie e ricostruzioni effettuate tra il 2019 e il 2021.

Nysa non era solo cultura: era anche centro religioso e politico. Il foro, la basilica di mercato, i bagni romani, il ginnasio e persino un tunnel sotterraneo lungo 100 metri testimoniano la vitalità urbana della città.

Un’altra struttura notevole è la sala del senato (Gerontikon), dove si riunivano gli anziani della città per prendere decisioni politiche e civiche.

                     




La Basilica del Mercato, scoperta nel 1994, ha fornito importanti informazioni sulla sua funzione e architettura grazie agli scavi successivi. Durante il periodo dell’Impero Romano, queste basiliche erano costruite accanto ai fora, nei punti più centrali delle città, ed erano spazi coperti a pianta rettangolare, suddivisi in tre navate da due file di colonne. Erano utilizzate per attività giudiziarie, commerciali e amministrative, e offrivano riparo dal sole e dalle intemperie a coloro che vi si recavano per affari, processi o semplicemente per passeggiare. Alcuni banchieri o mercanti potevano anche aprire i propri banchi con permessi speciali.

La parte nord della Basilica del Mercato di Nysa, delimitata da tre archi sul lato sud, presenta un ambiente quadrangolare di 20x15 metri, che si ritiene corrisponda al "tribunal", ovvero l’area dove si tenevano le udienze. L’edificio, che fungeva anche da mercato coperto, conserva ancora otto delle dieci volte originarie che correvano lungo il suo lato orientale.



Il Foro

Situato su una terrazza nel punto centrale della città, accanto alla Basilica del Mercato, il Foro è stato identificato grazie a indagini georadar e scavi archeologici iniziati nel 2013. Si estende lungo il lato orientale della basilica e presenta ai suoi quattro angoli delle vasche di forma a "L", emerse durante gli scavi.

L’area del foro misura 41x46 metri all’interno, e lungo ciascuno dei suoi lati corre un portico con 22 colonne.

L’Ingresso Monumentale

Sul lato orientale del DecumanoPlateia / Strada 1, è stato scoperto nel 2013 l’Ingresso Monumentale che conduceva dal decumano al Foro e alla Basilica del Mercato. Situato a 66 metri a sud del tribunal, l’ingresso è largo 23 metri, con tre porte e una facciata monumentale decorata da otto colonne e quattro edicole (aediculae).



La Strada Colonnata

Nell’ambito delle ricerche iniziate nel 2005 sul sistema stradale di Nysa, è stata individuata la sezione occidentale della Strada 1 (Plateia) sul versante ovest della città. A partire dal 2013, sono emerse le sezioni orientali grazie a nuove campagne di scavo. Sullo stesso asse del Ponte Romano II, situato a nord dello stadio e costruito tra le due sponde della città, la Strada Colonnata si estende verso est.

Costeggiando il Foro a sud, il tratto orientale della Plateia – largo 9,5 metri – si distingue dalle altre vie della città sia per la sua larghezza sia per la pavimentazione in calcare. È infatti la strada più ampia di tutta Nysa.

Durante gli scavi sono stati rinvenuti numerosi basamenti di statue e iscrizioni onorarie posti ai lati della strada, che ne confermano il carattere cerimoniale.

L’Agorà si estende per 113,5 metri in direzione est-ovest e per 130 metri in direzione nord-sud, ed era un ampio spazio destinato al mercato. L’edificio, che misura 88,5 x 102 metri, è circondato su tutti e quattro i lati da portici colonnati. A causa delle caratteristiche architettoniche, in particolare della galleria orientale (stoa), l’edificio è datato all’epoca Tardo Ellenistica.




L’Agorà era circondata da una stoa a doppia fila di colonne ioniche a nord e a est, mentre a sud e a ovest vi era una stoa dorica a fila singola. Inoltre, dietro la stoa settentrionale, è stata scoperta una fila di botteghe con volta a botte.

Grazie agli scavi e alle ricerche condotte a partire dal 1990, soprattutto nelle stoa orientale e settentrionale, si è rilevato che la struttura, costruita nel I secolo a.C. (circa 50 a.C.) durante il periodo Tardo Ellenistico, ha avuto diversi utilizzi fino all’epoca bizantina. Le statue, i frammenti di sculture e le ceramiche ritrovate sul posto hanno fornito importanti informazioni sulle diverse fasi d’uso e sulle funzioni dell’area.

Una strada principale (plateia), che si interseca con la stoa occidentale in direzione nord-sud, separava l’Agorà dall’edificio chiamato Gerontikon (Casa del Consiglio) situato a ovest. Inoltre, è stato identificato un ingresso monumentale dell’Agorà nel centro della stoa occidentale.

Oggi, camminando tra i resti silenziosi di Nysa, si può ancora percepire l’eco delle voci che un tempo riempivano la biblioteca, il teatro e i tribunali. Nysa è un ponte tra il mito e la storia, tra la natura e la civiltà, che continua a parlare a chi ha orecchi per ascoltare.

Ogni pietra ha una voce. Ogni rovina, un segreto. Nysa non è solo archeologia: è poesia scolpita nel tempo."

Ai suoi lati, basi di statue, iscrizioni votive,

testimoni muti di generazioni che onoravano, celebravano, ricordavano.

Nysa non era solo pietra.

Era movimento, era parola, era rito.

Era Roma, scolpita nell’Anatolia. 




NICEA


 

NICEA...İZNİK...

 


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Nel cuore della Turchia nord-occidentale, dove le acque tranquille del lago di Iznik riflettono il passaggio del tempo, sorge una città che ha vissuto più vite di quante se ne possano immaginare. Questa è Nicea, o Iznik, un luogo dove ogni pietra racconta una storia, ogni muro custodisce un segreto, e ogni angolo rivela l'eco di civiltà che hanno plasmato il mondo.

Fondata oltre duemila anni fa, Nicea è stata testimone di imperi che sono sorti e caduti, di battaglie che hanno cambiato il corso della storia, e di idee che hanno trasformato il pensiero umano. È stata un crocevia di culture, un ponte tra Oriente e Occidente, e un palcoscenico per alcuni degli eventi più significativi della storia religiosa.

Qui, nel 325 d.C., l'imperatore Costantino I convocò il Primo Concilio di Nicea, un incontro che avrebbe definito il futuro del cristianesimo, dando vita al Credo Niceno e ponendo le basi per una fede che avrebbe unito milioni di persone. Quasi cinque secoli dopo, nel 787 d.C., Nicea ospitò un altro concilio cruciale, che riaffermò il ruolo delle icone nella spiritualità cristiana, lasciando un'impronta duratura sull'arte e sulla devozione.




Ma Nicea non è solo una città di concili e dottrine. È stata una fortezza romana, una gemma bizantina, una capitale selgiuchide e un centro di produzione di ceramiche ottomane di fama mondiale. Le sue mura hanno resistito a invasioni, terremoti e secoli di cambiamenti, diventando un simbolo di resilienza e adattamento.

Oggi, mentre camminiamo tra le sue strade, possiamo ancora sentire il respiro della storia. Le antiche chiese, le moschee ottomane, le botteghe di ceramica e le rovine romane ci parlano di un passato vivente, che continua a ispirare e a interrogare.

Benvenuti a Nicea, la città dove il tempo si ferma, e la storia prende vita."




Nei tumuli di Karadin, Çiçekli, Yüğücek e Çakırca, vicini alla città, sono custodite tracce di civiltà risalenti al 2500 a.C. Prima delle migrazioni delle tribù trace nel VII secolo a.C., l'insediamento qui fondato prese il nome di Helikare. Sulle monete coniate nella città si legge il nome Khryseapolis (Città d'Oro).

L'odierna İznik ebbe inizio dopo la morte di Alessandro Magno, quando Antigono I Monoftalmo, satrapo di Frigia, nel 316 a.C. fece costruire sulla riva del lago Ascania una città chiamata Antigoneia, ispirandosi al proprio nome. Più tardi, Lisimaco, ex satrapo di Tracia e generale di Alessandro, sconfisse Antigono e conquistò la città. Nel 301 a.C., le diede il nome di Nicea (Nikaia), in onore della sua amata moglie Nicea.

Il re bitinio Doidalsa creò un regno indipendente che includeva anche Nicea. Nel 293 a.C., İznik entrò a far parte del Regno di Bitinia, guadagnando prestigio sotto Zipoite. Suo figlio, Nicomede I, ampliò i confini della Bitinia, e İznik ne divenne la capitale fino alla fondazione di Nicomedia (l'odierna İzmit) tra il 278 e il 250 a.C.


In seguito al testamento di Nicomede III, la città passò sotto il dominio romano (91-74 a.C.). Sebbene la Bitinia divenne una provincia romana, İznik perse a più riprese il titolo di capitale a favore di Nicomedia, in una rivalità secolare. Durante l’epoca romana, sotto l’imperatore Domiziano, Plinio il Giovane fu nominato governatore della Bitinia sotto Traiano. A lui si devono la ricostruzione del teatro e del ginnasio, danneggiati da un incendio."

"Durante il periodo romano, la città, espandendosi oltre i suoi antichi confini e dotandosi di nuove porte nelle mura, fu completamente distrutta dal violento terremoto del 123 d.C. L'imperatore Adriano (117-138), durante il suo viaggio in Anatolia, fece tappa a Nicea e, di fronte alla devastazione, ordinò immediatamente la ricostruzione della città secondo il suo schema originale. Per questo, Adriano è considerato il secondo fondatore di Nicea.

Sotto l'imperatore Valeriano, intorno al 258 d.C., i Goti invasero la Bitinia, saccheggiando e radendo al suolo sia Nicea che Nicomedia (İzmit). Tuttavia, tra il 259 e il 269, la città fu riportata al suo antico splendore. Nonostante invasioni, incendi e terremoti—tra cui i danni alla Porta del Lago (Göl Kapı)—le tre principali porte delle mura (Lefke, İstanbul e Yenişehir) resistono ancora oggi.

Nel periodo Roma di oriente, la città fu riorganizzata secondo un piano urbanistico a croce greca: quattro strade, provenienti da altrettante porte, convergevano al centro, dove oggi sorge la Moschea di Santa Sofia. Dal punto d’incontro, era possibile scorgere tutte e quattro le porte, disposte in una perfetta simmetria cruciforme.

La provincia di Bitinia iniziò ad avvicinarsi al cristianesimo già all’epoca dell’apostolo Pietro, gettando le basi per il suo ruolo futuro nei concili ecumenici."

Nicea divenne un centro di grande importanza religiosa durante l'epoca bizantina. Fu sede di due concili ecumenici:

1700 anni fa, proprio qui si tenne il primo concilio ecumenico.




(Non sono un teologo, ma come guida, mi limiterò a un breve accenno: per approfondire, potete consultare le fonti cristiane dedicate a questo evento storico.)"

Nicea fu la sede del Primo Concilio Ecumenico, convocato dall'imperatore Costantino I nel 325 d.C. Questo concilio è considerato uno degli eventi più importanti nella storia del cristianesimo, poiché affrontò questioni fondamentali sulla natura di Gesù Cristo e sulla struttura della fede cristiana.

Durante il concilio, fu formulato il Credo Niceno, che definì la dottrina della consustanzialità  di Gesù con il Padre, affermando che Gesù è "Dio vero da Dio vero, generato, non creato, della stessa sostanza del Padre". Questo credo divenne la base della fede ortodossa e cattolica. Ario, un presbitero di Alessandria, sosteneva che Gesù fosse un essere creato e quindi subordinato al Padre, mentre altri teologi difendevano la sua piena divinità.

 Il concilio condannò l'arianesimo, un'eresia che negava la piena divinità di Gesù, stabilendo un precedente per la difesa dell'ortodossia cristiana. Ario e le sue dottrine furono dichiarati eretici.

Si stabilì che la Pasqua cristiana sarebbe stata celebrata in una data uniforme, separandola dalla Pasqua ebraica.

Se guardiamo i risultati, Il concilio segnò l'inizio di una dottrina cristiana più uniforme e centralizzata.

Il credo niceno divenne la base della fede cristiana ortodossa.

L'intervento imperiale di Costantino segnò l'inizio di un legame stretto tra Chiesa e Stato.

Iznik occupa un posto molto importante nella storia del cristianesimo. Dopo il primo concilio convocato nel 325, nel 787 in questa città si tenne anche il secondo.

Diamo un'occhiata a cosa è stato fatto nel secondo concilio ecumenico...


  Ma prima devo parlarvi di un'imperatrice. Questa donna potente, l'imperatrice Irene, fu la figura politica più influente dietro questo console.

Convocò il concilio per porre fine alla crisi dell'iconoclastia. Ha posto fine all'era dell'iconoclastia: ha posto fine al dibattito sull'iconoclastia durato 50 anni con la cooperazione tra Chiesa e Stato.

Unendo l'autorità della Chiesa e dello Stato, formalizzò il principio di "riverenza per le icone" nella dottrina della Chiesa.  Cambiò la storia dell'arte: con la rivalutazione delle icone, i mosaici bizantini vissero la loro età dell'oro.

Era un simbolo del potere femminile:  Governò l'intero impero come reggente per conto di Costantino IV e organizzò personalmente il concilio.

Diede prova di uno degli esempi più efficaci di governo femminile a Bisanzio.

Questo concilio affrontò la controversia iconoclasta, che aveva portato alla distruzione di icone e immagini sacre nell'Impero Romano di Oriente.

 Il concilio stabilì che le icone potevano essere venerate (ma non adorate), poiché rappresentavano una finestra sul divino. Questa decisione ebbe un impatto duraturo sulla pratica religiosa, specialmente nelle Chiese ortodosse.

 Nicea è spesso considerata una "culla" della cristianità, poiché i concili qui tenuti contribuirono a definire la dottrina e l'identità della Chiesa nei suoi primi secoli.

 La città, situata in una posizione strategica tra l'Europa e l'Asia Minore, fu un importante centro culturale e religioso, influenzato sia dalla tradizione greco-romana che da quella orientale.

 Nicea ospitò numerose chiese e monumenti religiosi, molti dei quali legati ai concili ecumenici. Anche se gran parte di questo patrimonio è andato perduto, la città rimane un luogo di grande significato storico e spirituale.

 Oggi Iznik è una meta di interesse per storici, teologi e pellegrini, che visitano la città per approfondire la sua storia e il suo ruolo nella formazione del cristianesimo.

 I concili di Nicea sono spesso citati nel contesto del dialogo ecumenico tra le diverse confessioni cristiane, poiché rappresentano un momento di unità dottrinale nella storia della Chiesa.

In sintesi, Nicea (Iznik) è una città che ha lasciato un'impronta indelebile nella storia del cristianesimo, grazie ai suoi concili ecumenici che hanno plasmato la dottrina, la liturgia e l'identità della fede cristiana. La sua eredità continua a essere studiata e celebrata come un momento fondamentale nella storia religiosa mondiale.

Questa città, in cui queste due condizioni si incontrano, ha una chiesa proprio nel centro della città che è sopravvissuta fino ad oggi, anche se non è grande quanto la chiesa di Santa Sofia a Istanbul, e il suo nome è Santa Sofia. Vale a dire la chiesa della Divina Sapienza.La prima chiesa costruita nel centro della città di Nicea, fu costruita nel IV secolo, fu ricostruita da Giustiniano I nel VI secolo.

Riprendiamo la storia della città da dove l'avevamo interrotta...




Poiché Iznik era la porta di accesso alla capitale Istanbul, era una città importante da conquistare per le parti in lotta per il trono dellImpero Romano di Oriente. La città subì un forte terremoto nel settembre del 1065: chiese e case furono distrutte, così come le mura e i bastioni, che risultarono gravemente danneggiati.  Giunti in Anatolia, i Kutalmışoğulları radunarono rapidamente i turkmeni attorno a sé e riuscirono a creare un'organizzazione politica. Le guerre civili e le lotte per il trono dell Impero Romano di Oriente di quel periodo furono vantaggiose per i Kutalmışoğulları e crearono un ambiente adatto per agire liberamente. Dopo che Süleyman Şah del Kutalmışoğulları sconfisse l'esercito dell'Impero Romano di oriente nella battaglia di Malazgirt nel 1071, avanzò rapidamente nell'entroterra dell'Anatolia e raggiunse İznik nel 1075, dove furono gettate le basi dello Stato selgiuchide dell'Anatolia.

     A partire dal 1080, Iznik fu considerata la capitale dello stato fondato da Suleyman Shah. Così Iznik divenne la prima capitale turca in Anatolia. Dopo che Suleyman Shah fece di Iznik la capitale, vennero adottate politiche che davano importanza al traffico marittimo. Per questo motivo i Selgiuchidi divennero un centro che controllava il commercio attraverso il Mar di Marmara e il Bosforo. Incapaci di accettare la caduta di Nicea in mano ai turchi, i romadi di oriente e le comunità cristiane presero provvedimenti formando eserciti crociati. Dopo aver distrutto il primo esercito crociato di 20.000 soldati al comando di Pierre Ermite nella valle del Dracon, Kılıçarslan I trasse coraggio da questo successo e nell'inverno del 1097 lasciò Iznik con il suo esercito e partì per una spedizione per catturare Malatya, che era sotto il dominio dell'armeno Gabriele. Mentre si trovava a Malatya, venne a sapere che nuovi eserciti crociati provenienti dall'Europa intendevano conquistare Nicea. Mandò avanti alcune delle sue truppe e le seguì con l'esercito principale. Quando giunse a Nicea verso la fine di maggio, gli eserciti crociati avevano assediato la città. Vedendo la superiorità numerica dei crociati, Kılıçarslan decise di ritirarsi. Quando i turchi videro che l'imperatore Alessio I Comneno si era alleato con i crociati, che la via di soccorso per raggiungerli tramite le navi da lui inviate al lago di Nicea era bloccata e che i crociati si stavano preparando a un attacco con i rinforzi appena ricevuti, si accordarono con il comandante bizantino Manuele Butumites e gli consegnarono la città nell 1097.

    



   Dopo il ritiro dei turchi, i romani di oriente li utilizzarono le pietre tombali lasciate dai Turchi per riparare le mura. Nel 1147, II. Re di Germania, Corrado III, che partecipò alla Crociata. Dopo Istanbul, Corrado giunse a Iznik e, dopo essere rimasto lì per un po', fu sconfitto dall'esercito selgiuchide vicino a Eskişehir il 25 ottobre e fu costretto a tornare a Iznik.  Anche l'esercito francese al comando di Luigi VII giunse qui all'inizio di novembre e i due re decisero di marciare insieme verso sud.

  Nicea fu teatro di un tragico evento durante il regno dell'imperatore bizantino Andronico I Comneno (1183-1185). L'imperatore si vendicò in modo terribile della popolazione della città che non lo aveva sostenuto durante la lotta per il trono e che a un certo punto non gli aveva nemmeno permesso di entrare, uccidendo molte persone e non permettendo nemmeno che i morti venissero sepolti.

Diamo un'occhiata a Istanbul, o Costantinopoli come veniva chiamata un tempo, dalla città di Iznik, che fu stremata dalle lotte per il trono...

Anno 1204.....

Nel marzo del 1204, i capi della crociata, in accordo con la potente Repubblica di Venezia, decisero di procedere con la conquista della città. Questa decisione fu motivata in parte dalla necessità di saldare i debiti contratti con i Veneziani per il trasporto e il supporto logistico, e portò alla stesura di un formale accordo per la spartizione dell'Impero bizantino tra i partecipanti . Il 12 aprile 1204 segnò un giorno nefasto per la cristianità orientale: le forze crociate e veneziane lanciarono un violento assalto contro Costantinopoli, culminando in tre giorni di saccheggio brutale, distruzione diffusa e incalcolabile perdita di tesori artistici e culturali . Questo evento traumatico rappresentò una cesura significativa nella storia romana di oriente, infliggendo un colpo durissimo all'impero e accelerando un processo di declino che avrebbe avuto ripercussioni per secoli . La deviazione della Quarta Crociata, spinta da interessi materiali e da manovre politiche, evidenzia la complessità delle motivazioni che animavano le spedizioni crociate e la fragilità degli ideali religiosi di fronte alle ambizioni terrene.

Teodoro I Lascaris stabilì il suo centro di potere nella storica città di Nicea, situata in Bitinia, a circa 64 chilometri a sud-est di Costantinopoli . Nicea era una città di notevole importanza storica e culturale, avendo ospitato in passato due concili ecumenici e vantando una lunga tradizione romana d'orinte . La sua posizione strategica, le sue solide fortificazioni e la disponibilità di risorse la rendevano una base ideale per organizzare la resistenza contro l'Impero Latino . Poco dopo il suo arrivo, Teodoro I Lascaris fu proclamato imperatore, dando così inizio alla storia dell'Impero di Nicea . Nel 1205, egli assunse formalmente i titoli tradizionali degli imperatori bizantini, sottolineando la sua pretesa di legittimità e continuità imperiale . Un passo fondamentale per consolidare il suo potere fu la convocazione, nel 1208, di un concilio ecclesiastico che elesse un nuovo patriarca ortodosso di Costantinopoli. Questo patriarca incoronò Teodoro imperatore, stabilendo la sua sede patriarcale a Nicea e conferendo così una fondamentale legittimità religiosa al nuovo impero . La scelta di Nicea come nuova capitale non fu quindi un atto casuale, ma una decisione ponderata basata sulla sua posizione strategica, le sue difese naturali e artificiali, e il suo profondo significato storico e culturale all'interno del mondo bizantino, offrendo un rifugio sicuro e un centro di potere alternativo a Costantinopoli, permettendo la continuazione delle istituzioni imperiali e religiose in un contesto di grave crisi.   




L'Impero di Nicea emerse come un protagonista fondamentale nella storia romana d'oriente del XIII secolo. Dopo la catastrofica caduta di Costantinopoli nel 1204, Nicea si affermò come il principale centro di resistenza e di continuazione dell'eredità dell'impero romano d'oriente. Grazie alla sua resilienza politica, alla sua forza militare e alla sua vivacità culturale, l'Impero di Nicea non solo sopravvisse alle sfide iniziali, ma prosperò sotto la guida di imperatori capaci come Teodoro I Lascaris e Giovanni III Ducas Vatatzes, che perseguirono con determinazione l'obiettivo della riconquista della capitale.

Dopo una lunga lotta, Michele VIII Paleologo riconquistò Costantinopoli ai Latini nel 1261, spostando la capitale da Nicea."  Negli stessi anni, Osman Gazi, che rafforzò rapidamente la sua presenza nella regione, conquistò le regioni di Bilecik, İnegöl e Yenişehir. Arrivò nel 1302, assediò Nicea e sconfisse l'esercito bizantino a Bapheus (Koyunhisar). Conquistò la seconda linea di difesa di Bisanzio, conquistando Bilecik, Lefke, Mekece, Akhisar e Gevye. Nicea era quindi circondata da ogni dove. Iznik fu presa il 2 marzo 1331. L'imperatore stipulò un accordo con Orhan Gazi nel 1331 e accettò di pagare un tributo per alcune città rimaste in suo possesso nella regione della Bitinia. Successivamente, nel 1337, Izmit venne conquistata e l'intera regione di Kocaeli fu dominata. Dopo che Iznik fu conquistata e resa capitale del principato, Orhan Gazi trasformò Santa Sofia (la grande chiesa) in una moschea e qui celebrò le preghiere del venerdì con i gazi. Trasformò un monastero in una madrasa e fece costruire un ospizio accanto alla Porta di Yenişehir. Nello stesso periodo, sua moglie Nilüfer Hatun fece costruire qui una mensa per i poveri e suo figlio Süleyman Pasha, figlio di Orhan Gazi, fece costruire una madrasa. Grazie al contributo di altri benefattori, questo luogo divenne rapidamente una città turca. Qui vennero costruite la prima moschea ottomana, la prima mensa ottomana e la prima madrasa ottomana.

Iznik, crocevia di culture e religioni per secoli, rimane oggi ingiustamente trascurata dal turismo internazionale, nonostante il suo inestimabile patrimonio. Tuttavia, la città di Iznik ospita innumerevoli opere da visitare... Quando entriamo in città dalla Porta di Istanbul, iniziamo subito a capire che per la difesa di questa città sono state costruite delle mura molto lunghe, ben 4970 metri. Furono costruite quattro porte principali e dodici porte più piccole. Le mura che circondano la città hanno 114 torri. Alcune torri sono rotonde, altre quadrate.





Da qualunque porta si entri in città, si trova la chiesa di Santa Sofia proprio al centro della città. Oggi questa chiesa sembra per metà una moschea e per metà un museo. La chiesa, costruita sulle fondamenta di un ginnasio costruito durante il periodo romano, ospitò anche il 2° concilio nel 787. Con la decisione presa nella chiesa di Hagia Sophia, che ha un posto molto importante nella storia cristiana, fu nuovamente consentito di realizzare icone e le prime icone furono raffigurate in questa chiesa. Le figure di Maria, Gesù e Giovanni sono giunte fino a noi. Subì gravi danni durante il terremoto del 1065 e la chiesa fu ricostruita. Nel 1331, Orhan Gazi, che governava la città, trasformò la chiesa in una moschea. Nel XVIII e XIX secolo la chiesa fu abbandonata al suo destino e cadde in uno stato di abbandono. Dopo i restauri effettuati nel 1935, oggi Santa Sofia attende i suoi visitatori.

Nonostante la sua straordinaria ricchezza storica – la maestosa Hagia Sophia, la chiesa della Koimesis Tes Theotokos, poco più avanti il Battistero Böcek  e i resti della chiesa di Hagios Tryphonos, le imponenti mura cittadine, le splendide porte urbiche, il teatro romano, le officine e le fornaci di ceramica selgiuchide, i moschee ottomane, gli hammam, il bedesten, gli imaret e infine il suo magnifico museo che custodisce innumerevoli reperti – la fama mondiale di İznik è oggi legata soprattutto alla Basilica di Neophytos. 


Emersa dalle acque del lago a causa del progressivo abbassamneto del livello idrico, questa basilica paleocristiana ha conquistato l’attenzione del mondo, diventando il simbolo più recente – e forse più suggestivo – dello straordinario patrimonio di questa città.

Qui potrebbe esserci un complesso a tre fasi. In fondo c’è il Tempio di Apollo, accanto il Martirio di Neofito (santuario del martire), e nell’ultima parte la basilica di Neofito. Nel 394, quando l’imperatore romano d’Oriente Teodosio dichiarò il Cristianesimo religione di Stato, furono vietati tutti i luoghi di culto pagani. I resti trovati sotto il lago indicano che la struttura fu costruita dopo il 390. Si ritiene che sia stata edificata in onore di San Neofito, ucciso a soli 16 anni perché cristiano, in un’epoca in cui il Cristianesimo non era ancora riconosciuto ufficialmente.

Mentre il sole sfiora dolcemente le acque del Lago di İznik, gli strati della storia rivivono in questa luce dorata. Lo splendore di Roma, i racconti sacri di Bisanzio, la raffinatezza delle ceramiche selgiuchidi e la nobiltà ottomana... Tutti, come testimoni silenziosi di questa terra, brillano un’ultima volta tra le onde del lago. La Basilica di Neophytos, emersa dal ritirarsi delle acque, ora sussurra un segreto insieme al sole che tramonta: La storia non finisce mai; solo si addormenta. İznik è proprio questo sogno...